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Naruto ed il messaggio di pace universale

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Morris
view post Posted on 28/11/2015, 10:29 by: Morris
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Anche se il manga è tuttora in corso di pubblicazione in Italia (complici le strane dinamiche editoriali della Planet Manga), Naruto di Masashi Kishimoto si è concluso in Giappone un anno fa, con la pubblicazione sullo Shonen Jump del 24 novembre 2014 degli ultimi due capitoli. Contrariamente a quanto lasciava pensare all'inizio, sembra ormai improbabile che la serie possa bissare il successo senza tempo di un capolavoro come Dragon Ball, soprattutto per come è stata gestita la trama nella seconda parte, in particolar modo dal punto di vista dei personaggi. Per cominciare la divisione della storia è strutturata in maniera asimmetrica, visto che la seconda parte è lunga una volta e mezzo la prima; in secondo luogo la storia e l'intreccio hanno seguito uno sviluppo completamente diverso e molti (forse troppi) personaggi sono stati tirati in ballo e sono stati poco o male sviluppati, come lanciati in un immenso tritacarne. La seconda parte ha vissuto di troppe digressioni sostanzialmente inutili allo sviluppo dell'intreccio e che sono poi rimaste prive di seguito, mentre il finale è apparso un po' raffazzonato. Certo, ha influito su questi difetti la poca esperienza del mangaka, alla sua prima serializzazione dopo un paio di one-shot, è quindi comprensibile che alla lunga le difficoltà abbiano avuto un po' il sopravvento.
Tuttavia, se probabilmente Naruto non sarà il capolavoro che resiste alle generazioni, sicuramente rimane un'opera degna di nota. Nonostante il tributo ai predecessori, Toriyama in primis, al quale tutti gli autori di shonen sono in una certa misura debitori, il manga di Kishimoto sviluppa in modo nuovo i temi tipici del genere, creando una sorta di contaminazione: indubbiamente Naruto è uno shonen, ma affronta anche tematiche molto più complesse, tipiche del seinen. Aldilà dei temi classici della crescita dell'eroe inizialmente inetto, della guerra con conseguente distruzione e delle tematiche post-apocalittiche tipiche del Giappone post-bellico (in particolare negli anni '60 e '70), che comunque vengono sviluppati in modo piuttosto nuovo, ad essere in un certo senso innovativo è il messaggio di pace universale contenuto nel manga. Il concetto di rifiuto della guerra è espresso in maniera chiara nella seconda parte, che, nonostante le pecche di carattere strutturale, aggiunge qualcosa in più alla trama di un classico shonen. Il sogno di Jiraiya, che diventa per forza di cose e anche per predestinazione il credo di Naruto, è il filo che unisce i pezzi della trama: la ricerca di una soluzione ai conflitti, la voglia di trovare la comprensione verso chiunque ed anche la capacità di farsi carico dell'odio che viene generato.
Altro punto nodale è il discorso di Pain a Naruto, che manifesta un diverso punto di vista, forse il più facile, per i conflitti tra gli uomini. Non diversa è la risposta di Madara, Kaguya ed anche Sasuke, tutti alla fine sopraffatti dalla determinazione di Naruto nel conseguire il suo obiettivo. Ed è proprio Naruto il personaggio che cresce maggiormente, riuscendo a focalizzare su di sé l'attenzione generale, con il suo modo di fare che induce gli altri a volerlo seguire. La sua crescita non è fatta solo di forza fisica, attraverso classici power-up più o meno credibili, ma soprattutto dal punto di vista mentale. La sua rinuncia alla vendetta, che era stata la molla per un ulteriore miglioramento delle proprie capacità, è qualcosa di inaspettato e per certi versi rivoluzionario. In Naruto non esiste il nemico in senso assoluto, ma soltanto un avversario che persegue un obiettivo personale, anche se illusorio: dalla ricerca della propria identità di Kisame e Sasori alla venerazione assoluta di Hidan (per Jashin) e Kakuzu (per il denaro), passando per gli ideali traditi di Nagato, Obito ed anche Madara, che alla fine risultano delle marionette. La stessa Kaguya è spinta al male dalla sua volontà di far del bene: mangia il frutto del chackra per porre fine alle guerre tra gli uomini, ma poi viene vinta dal fascino del potere, senza tuttavia essere il tipico nemico malvagio a prescindere.
Per questi aspetti il manga si pone come un capitolo importante nella storia del fumetto giapponese, nonostante le sue pecche formali, dovute in gran parte alla scarsa esperienza del mangaka. Se Naruto fosse stato realizzato da un Kishimoto più maturo, avrebbe potuto essere migliore nella forma, in particolare per quanto riguarda la gestione dei personaggi. Tuttavia le sue tematiche ne fanno un'opera degna di essere letta, nonostante non sia il capolavoro che si prospettava agli inizi. È importante vedere, aldilà della lettura della trama e dei personaggi, quanto il messaggio di fondo risulti molto attuale: la spirale di odio che viene alimentata dalle vendette non si spegne mai, finché non ci si sforza di comprendere ognuno le ragioni dell'altro. Nonostante il lieto fine abbia un sapore vagamente favolistico, resta comunque un messaggio valido da coltivare.
 
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