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| Anche se il manga è tuttora in corso di pubblicazione in Italia (complici le strane dinamiche editoriali della Planet Manga), Naruto di Masashi Kishimoto si è concluso in Giappone un anno fa, con la pubblicazione sullo Shonen Jump del 24 novembre 2014 degli ultimi due capitoli. Contrariamente a quanto lasciava pensare all'inizio, sembra ormai improbabile che la serie possa bissare il successo senza tempo di un capolavoro come Dragon Ball, soprattutto per come è stata gestita la trama nella seconda parte, in particolar modo dal punto di vista dei personaggi. Per cominciare la divisione della storia è strutturata in maniera asimmetrica, visto che la seconda parte è lunga una volta e mezzo la prima; in secondo luogo la storia e l'intreccio hanno seguito uno sviluppo completamente diverso e molti (forse troppi) personaggi sono stati tirati in ballo e sono stati poco o male sviluppati, come lanciati in un immenso tritacarne. La seconda parte ha vissuto di troppe digressioni sostanzialmente inutili allo sviluppo dell'intreccio e che sono poi rimaste prive di seguito, mentre il finale è apparso un po' raffazzonato. Certo, ha influito su questi difetti la poca esperienza del mangaka, alla sua prima serializzazione dopo un paio di one-shot, è quindi comprensibile che alla lunga le difficoltà abbiano avuto un po' il sopravvento. Tuttavia, se probabilmente Naruto non sarà il capolavoro che resiste alle generazioni, sicuramente rimane un'opera degna di nota. Nonostante il tributo ai predecessori, Toriyama in primis, al quale tutti gli autori di shonen sono in una certa misura debitori, il manga di Kishimoto sviluppa in modo nuovo i temi tipici del genere, creando una sorta di contaminazione: indubbiamente Naruto è uno shonen, ma affronta anche tematiche molto più complesse, tipiche del seinen. Aldilà dei temi classici della crescita dell'eroe inizialmente inetto, della guerra con conseguente distruzione e delle tematiche post-apocalittiche tipiche del Giappone post-bellico (in particolare negli anni '60 e '70), che comunque vengono sviluppati in modo piuttosto nuovo, ad essere in un certo senso innovativo è il messaggio di pace universale contenuto nel manga. Il concetto di rifiuto della guerra è espresso in maniera chiara nella seconda parte, che, nonostante le pecche di carattere strutturale, aggiunge qualcosa in più alla trama di un classico shonen. Il sogno di Jiraiya, che diventa per forza di cose e anche per predestinazione il credo di Naruto, è il filo che unisce i pezzi della trama: la ricerca di una soluzione ai conflitti, la voglia di trovare la comprensione verso chiunque ed anche la capacità di farsi carico dell'odio che viene generato.Read the whole post...
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